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Thomas Strittmatter
(18 dicembre 1961-
29 agosto 1995)
 

Per il decennale dalla morte a Stoccarda si è svolta una retrospettiva in occasione del decennale dalla morte di Thomas. Il teatro Rampe ha presentato "Polenweiher" diretto da P.Martiny, mentre la Kunststiftung Baden Wuerttenberg,  ha dedicato una mostra al suo ex allievo. Qui a fianco alcune delle numerose opere esposte. Il secondo canale tedesco, la ZDF, gli ha dedicato un servizio dal titolo "Keine Zeit zu verschwenden" (Non c'è tempo da perdere).

 



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(da una recensione in francese di Milchmusik - musica da latte)

Thomas Strittmatter est né fantôme, observateur  acharné des détails mortifères du quotidien : le thé en sachet qui laisse en tiédissant une tâche au fond de la tasse, analogue à celle, irisée, de l'huile sur la chaussée,  puis comparée à des images de marée noire apercues à la télé ; un vieillard qui, de la retraite de sa cuisine, scrute. Les flux migrent, les camions roulent, tintinnabulants, les passants passent, tandis qu'insomniaque diurne, il reste immobile et se fait livrer par dizaines des boîtes de corned-beef. Ou s'envole, mué en coléoptère, avant de tourbilloner parmi les âcres fumées d'une cheminée d'usine, et de retomber sur le sol carrelé d'un café


21 - 25 Januar 2009 - Alte Schieberkammer - WIEN
MILCHMUSIK - von Monica Giovinazzi

21 - 25 Januar 2009 - Vienna 

rotehaare kulturverein Wien

21. - 25. JANUAR 2009

 Projekt Milchmusik

Thomas Strittmatter
 

Thomas Strittmatter
Was mich besonders interessiert, ist,
in der Erscheinung der menschlichen Wesen
den Tod zu erfassen,
der in ihnen arbeitet. 
(Francis Bacon)

Zeichnung von Monica Giovinazzi
zur Vorbereitung der Performance
(siehe andere Zeichnungen)

 

A Thomas Strittmatter e al personaggio Raabe del suo purtroppo unico romanzo, ci piace dedicare la nostra associazione. Un artista versatile, intelligente, curioso alla continua ricerca della profondità e dei punti di vista di personaggi in bilico sul margine della società.

Thomas nasce il 18 dicembre 1961 a St. Georgen, nella Foresta Nera (Germania), studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Karlsruhe (1981-1984), poi diverse borse di studio  e opportunità di lavoro lo portano a Monaco, a Stoccarda e poi infine a Berlino.
Vince giovanissimo il Premio del Ministero della Cultura del Baden Württemberg per scritti teatrali popolari con Viehjud Levi, un'opera teatrale su un modesto commerciante ebreo che all'arrivo della "ferrovia" e del nazionalsocialismo viene abbandonato da tutti e finisce ucciso. Emerge qui per la prima volta il tema della colpa non colpa, il delitto attraverso il non fare.
Viehjud Levi, dapprima in versione in dialetto alemanno (1982) gli dà un'improvvisa notorietà. Viene riconosciuto come uno degli autori più promettenti della nuova letteratura tedesca; seguono altre opere per il teatro, tra cui il dramma dell'incomunicabilità, tra vedere e non voler vedere, Brach – prima versione (1983).
Segue il dramma dalle forti connotazioni buechneriane, Der Polenweiher (Lo stagno dei polacchi) – prima nel Teatro di Costanza
Nel 1985 esce una raccolta di primi scritti per il teatro – Viehjud Levi (Versione in tedesco), Polenweiher, Kaiserwalzer (Valzer imperiale), Brach (2a versione) (1985)
Nel 1987 esce il film Drachenfutter (Cibo per draghi), in collaborazione con il regista Jan Schütte,  sulle disavventure di un venditore di rose pakistano, un film dai tratti essenziali, mai retorico.

                                                   
  Un'immagine dal film Drachenfutter
La commedia "Die Liebe zu den drei Orangen" (L’amore per le tre melarance) è ispirato alla favola di Gozzi e in essa emerge la passione di Thomas per l'Italia e per la sua cultura, passione che si estendeva al cibo e al gusto di cucinare.
Sono due sono le opere drammaturgiche  in cui dimostra la sua passione per l' Italia: L'amore delle tre melarance, appunto, e Gesualdo, dedicata alla triste vicenda del grande musicista Carlo Gesualdo da Venosa, costretto a lavare l'onta del tradimento della moglie. Nella versione di Strittmatter Gesualdo s'infligge una sofferenza ancor più atroce dell'assassinio, lasciando fuggire insieme i due amanti mettendo in scena un finto omicidio. 
Das Königsstechen è un film per la TV, per cui scrive la sceneggiatura (1988)
Nel 1990 pubblica il suo unico romanzo Raabe Bajkal, in cui compaiono personaggi sperduti nel mondo, Raabe, circondato da un alone scuro, il Taubmann (l'uomo sordo) figura naiv e gentile, l'orecchio assoluto, l'accordatore di pianoforti accecato  dalle corde del pianoforte, il controllore delle carni, che per il ribrezzo verso il proprio lavoro diventa vegetariano e tanti altri. Figure senza tempo e senza collocazione geografica, che cercano una disperata collocazione nel mondo "normale", in una Heimat perduta. Raabe viene accolto con grande favore dalla critica. "Erinnern, da, wo sich keiner mehr entsinnen wollte..."
Sempre del 90 un road movie minimalista, alla maniera di Kaurismaki, Winckelmanns Reisen (I viaggi di Winckelmann) – (1990) in collaborazione con il regista Jan Schütte, che narra in tono esilarante la banale storia di un rappresentante di cosmetici.
Del 1991 è raccolta di scritti per il teatro"Untertier e altri racconti" che esce in Austria nel 1991
Irrlichter Schrittmacher e altri scritti (1992) Austria
Scrive la sceneggiatura per il film "Aufwiedersehen Amerika", regia di Jan Schütte (1994) sulla nostalgia per il ritorno in patria di una famiglia di ebrei tedesci in America.
Bohai Bohau – Film per la Tv in collaborazione con il regista Didi Danquart (1995) è l' ultimo suo lavoro.

Muore a Berlino il 29 agosto 1995 per un arresto cardiaco
tra gli autori che ispirarono la sua opera G. Büchner e Thomas Bernhard
Postuma esce la bellissima raccolta di racconti "Milchmusik"  (Musica da latte) 1996 contenente " Milchmusik" e " Im Kolk"
Da Viehjud Levi è stato tratto un film premiato al festival di Berlino del 2003.

Sto traducendo alcuni scritti di Thomas Strittmatter. Ecco l'incipit del suo racconto "Im Kolk" edito dopo la sua morte nel volume "Milchmusik".

Da "Im Kolk" di Thomas Strittmatter:
(Kolk è una specie di fosso ripieno d'acqua)
Milchmusik - Frankfurter Verlagsanstalt 1996

"Palpita il tavolo in trepida attesa della tazzina e sotto il tavolo pulsa l’asfalto coperto di polvere, e sotto il mio sedere la sedia, e nel momento esatto in cui mi alzo, ecco che ritorna, il battere e pulsare, che percorre il cuoio delle suole, la punta delle dita dei piedi, delle mani e dei capelli. Fresca fanciulla, tra i venti e i trenta, ti avvicini a me e mi inviti a entrare in questo locale, con te, da solo, io, il cliente, con te che ti devi curare di me.

Se solo smettesse questo battito, un colpo al secondo, i millequattrocentoquaranta minuti di questo giorno! Un giorno come nessun altro, questo giorno, ma voglio scoprire cos'è che lo rende diverso da ogni altro giorno, penso, e sforzo il cervello  che ronza con un gesto appagato dell’inutilità. Rinuncio. E riprendo.

Un senso di appagamento anche a casa. Solo nel pomeriggio mi ero reso conto che la mia macchina aveva smesso di ronzare. Non avevo più voglia di uscire. Ero certo che quella sera nulla avrebbe potuto strapparmi al mio gelido e comodo vuoto e alla mia cara tranquillità sonnolenta. Ma poi uscii. Non mi spinse né l’inquietudine e nemmeno il desiderio d’avventura, e tantomeno un qualsiasi avvenimento o evento, in una giornata per me assolutamente priva di eventi. Le voci sulla segreteria telefonica potevano cercare di impietosirmi, o di convincermi, di blandirmi, magari confrasi smozzicate, mi potevano tentarmi o implorarmi. Non volevo voci di cui sapevo già il corpo, l’odore, la temperatura. La loro umidità. Non volevo niente. Non volevo avere, ricevere, ottenere, raggiungere, conquistare niente. Se proprio desideravo qualcosa, ecco, un leggerissimo cedimento, avrei desiderato poter scorgere un punto indefinito in lontananza, con un’occhiata fulminea, appena percettibile – e soddisfare il tutto col niente. E non di una donna o di un uomo doveva trattarsi, poteva essere una cosa, animata o meno, come un mazzo di fiori tremolanti (di bellezza) in un vaso, una cagna in calore, una gatta randagia, un uccello nella gabbia. Ecco di nuovo la macchina che ronza, appena percettibile, e d’improvviso, quando al suo interno qualcosa s’inceppa, cala un silenzio che fa male. Un suono sotto vuoto, per un attimo, fino a che il vuoto che gli è proprio risucchia i rumori che lo circondano. Ero uscito di casa per questo; percepire il frammento di un silenzio come dolore, o il buio, che confonde dopo un improvviso bagliore, e poi scivolare di nuovo nella luce consueta. Il risveglio da un sogno, per un secondo, per poi riaddormentarsi e continuare a sognare. Dal momento del risveglio per la paura, lasciare che un inciampo nella regolarità del battito cardiaco rifluisca nella consueta regolarità o lasciar sfuggire l’istante di un bacio lontano in uno sguardo, nell’abituale solitudine senza corpo.

E poiché il cielo si mantenne coperto e la città non permise al vento di alzarsi, se non a quello del traffico che a tratti scorreva via veloce e a tratti arrancava, la notte promise di non irrompere, ma di sopraggiungere con cautela, di intrufolarsi di soppiatto in una giornata già avara di luce. Ho fatto montare un apparecchio in grado di riprodurre la stessa intensità della luce del giorno..."

(Antonio Ventresca)
 

 

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