INCONTRI
da 3
atti unici o “scherzi” di Anton Cechov
regia e adattamento di Antonella Maddonni
1/2/3
8/9/10
OTTOBRE
h21
domenica h 19
Anton Cechov (1860-1904) è uno dei massimi scrittori russi.
Medico, narratore e drammaturgo, è autore di opere famose
quali “Il gabbiano”, ”Zio Vanja”, “Tre sorelle”, “Il
giardino dei ciliegi”.
Egli visse in un periodo in cui in Russia imperversava la
reazione, e la vita intellettuale e letteraria attraversava
una fase di ristagno. La sua narrativa e il suo teatro sono
anche un accorato atto di accusa contro la società del suo
tempo.
Lo stile di Cechov, semplice e sobrio, è modellato sul
tragico quotidiano, cioè sulle piccole pene dell'esistenza
umana. Elementi essenziali delle opere di Cechov e
soprattutto dei maggiori drammi sono: la rassegnazione di
fronte a un destino ineluttabile, l'attenzione per il
dettaglio psicologico, la ricostruzione di atmosfere più che
di vicende. I personaggi di Cechov subiscono una specie di
estraneazione che li rende incapaci di parlarsi e in questo
senso il suo teatro anticipa i motivi che saranno presenti
nella drammaturgia occidentale europea e nordamericana. La
scena cechoviana, nella quale tutti attendono qualcosa di
mai nominato ma incombente, ricorda la scena di Beckett
nella quale si ritrovano gli stessi silenzi e gli stessi
vuoti di comprensione.
GLI SCHERZI IN UN ATTO
Tra il 1884 e il 1891 Cechov scrisse per il teatro 10 atti
unici, “‘scherzi” o “vaudevilles”, che ruotano intorno a
piccoli fatti precisi che servono da pretesto per mettere in
funzione un meccanismo di un crescendo vorticoso, proprio
secondo le regole dettate dai vaudevilles francesi: I danni
del tabacco, Il canto del cigno, L’orso, Tat’jana Repina,
Tragico controvoglia,
Le nozze, L’anniversario, La notte prima del processo e La
domanda di matrimonio, Una natura enigmatica (tratto dal
racconto omonimo). In questi “scherzi” viene ironicamente
descritta la nobiltà terriera russa di fine secolo, colta
nei suoi ultimi spasimi di vita.
“Nella vita raramente si dicono cose intelligenti.” -
confidò una volta Cechov ad un amico - “Per lo più si
mangia, si beve, si bighellona, si dicono sciocchezze. Ecco
che cosa bisogna far vedere in scena. Bisogna scrivere un
lavoro in cui i personaggi entrano, escono, pranzano,
parlano del tempo, giocano, perché cosi avviene nella vita
reale.”
Da questi racconti si potrebbe quasi trarre un prontuario di
situazioni, procedimenti, tecniche del comico: l'equivoco,
il gioco di parole, lo scandalo, la parodia, la gag, la
burla, la caricatura, ecc. Creando personaggi fatti della
“stoffa comune dell'umanità”, Cechov racconta tutta una
società, con i suoi tic, le gerarchie, la vanità, le
menzogne, le frustrazioni, il ridicolo.
In questa messa in scena sono stati scelti 3 “scherzi”
accomunicati dalle possibili situazioni di incontro tra una
donna e un uomo, in una chiave a volte grottesca, ma dove si
coglie sempre la graffiante ironia di Cechov :
“Una natura enigmatica” - In un occasionale incontro in
treno, lei confida a lui la propria pena per essersi dovuta
sacrificare, ancora giovane, a sposare un vecchio ricco.
Nella confidenza lascia trasparire un interesse per lui
che……
“Una domanda di matrimonio” - Fra ruggini antiche di buon
vicinato, e comici squarci di vita campestre, si assiste al
ruvido approccio fra due inaciditi rampolli di buona
famiglia, I battibecchi si alternano a riappacificazioni
preludendo a quello che sarà la loro futura vita
matrimoniale.
“L’orso” - Una inconsolabile vedova dopo la morte del marito
ha giurato di non uscire più di casa e di non incontrare
estranei. La situazione riceve tuttavia un imprevisto e
violento ribaltamento quando giunge un ex ufficiale di
artiglieria che è venuto a riscuotere delle cambiali.