RaabeTeatro DOCUMENTARIO TEATRALE


Cos'è un documentario teatrale?


Il documentario teatrale è un gesto con cui intendo restituire attenzione ad artiste/i che percepisco dimenticati o irrigiditi in cliché e apparati critici. E’ la formula che meglio s’adatta alla necessità d’affrontare un artista nella sua integrità, rispettandone forme/formule/informazioni. E’ il luogo privilegiato della ricerca e lo spazio per la messa in opera di intuizioni e segni lanciati attraverso opere e anni.
Sono scettica nei confronti di lavori di riscrittura pseudobiografica ed emotivpsicologica delle loro opere, proprio perché il documentario per sua natura non deve prendere posizione o interpretare ma rendere una serie di input meditati nell’attento studio di tutto il materiale esistente sull’argomento, e creare link aperti o insinuare tarli e curiosità, lasciare domande e non arrogare risposte.
 

PROGRAMMA DOCUMENTARI 2008/2009

27/28 settembre 2008
DINO BUZZATI

dicembre 2008 (Latina)
IL DONO: Paula Modersohn/Becker

14/15 febbraio 2009
PININ CARPI

febbraio 2009
TADEUSZ KANTOR

10 e 11 maggio 2009
Il pensiero dominante: GIACOMO LEOPARDI

2010
LUIGI PIRANDELLO: sciagura, follia, sequestro

 

COLLEFERRO CITTA' INVISIBILE


Dino Buzzati

Dino Buzzati Traverso nasce il 16 ottobre del 1906 a Belluno, nella villa di proprietà della famiglia in località San Pellegrino, ma per gran parte del tempo risiederà a Milano.
Negli anni della sua infanzia si sovrappongono le suggestioni legate al luogo di origine e quelle derivate all'ambiente cittadino: la sua vocazione per la montagna è più forte e tanto presente nella sua vita intima quanto in quella letteraria.
La poesia, la musica (studia violino e pianoforte) e il disegno sono stati i primi veri e propri compagni della sua giovinezza. Dal 1920 comincerà a scrivere, a disegnare ed a tenere un diario, nel quale continuerà ad annotare, con una breve pausa tra il 1966 e il 1970, impressioni, giudizi, pensieri.
Dopo aver superato gli esami di maturità nel 192- e il servizio di leva, nel 1928 si laurea in legge e viene assunto al "Corriere della Sera" come cronista, dove rimarrà sino alla fine dei suoi giorni. All'interno del Corriere sarà chiamato ad occuparsi del periodico "La Lettura", supplemento letterario dove pubblicherà alcuni dei suoi racconti migliori. Richiamato alle armi nel 19-0, come corrispondente di guerra, raggiunge la zona delle operazioni navali del Mediterraneo.
A fianco dell'attività giornalistica e letteraria, ebbe un certo rilievo quella pittorica: autore di bozzetti e di dipinti vari, Buzzati partecipa a numerose mostre, dichiarando di considerare la pittura non come un hobby ma come il proprio mestiere.
Dalla sua vita sentimentale, segnata da amori difficili, prendono spunto i romanzi "Il grande ritratto"(1960), "Un amore" (1963) ed i numerosi dipinti a sfondo erotico.
Otterrà nel 1958 il premio Strega per "Sessanta racconti", un'antologia personale curata dallo stesso Buzzati, mentre nel 1970 riceve il premio giornalistico Mario Massai per gli articoli pubblicati sul Corriere l'anno precedente, a commento dello sbarco dei primi astronauti sulla Luna.
Nel febbraio del 1971 avverte i primi sintomi della malattia, un tumore al pancreas. Morirà il 28 gennaio del 1972.
 
Commenti al documentario teatrale su Buzzati



 


PININ CARPI

Pinin Carpi ha attraversato quasi tutto il XX secolo: nato a Milano nel 1920, cresce in una famiglia numerosa in cui respira arte fin dal primo vagito. Il padre, Aldo Carpi, fu direttore dell’Accademia di Brera, oltre che pittore; la madre, Maria, riempiva la casa di libri. Insieme ai suoi fratelli Pinin sperimenta diverse forme d’arte, mostrando però da subito di prediligere la scrittura e la pittura in cui si cimenta fin da piccolo, anche se successivamente si iscrive alla facoltà di architettura senza però concludere gli studi. Scrive il suo primo romanzo, Crapotti e Cingolini, a nove anni.
Nel ventennio fascista si unisce alla lotta di liberazione dei partigiani e trascorre un periodo nel carcere di San Vittore. Tutta la famiglia Carpi vive quegli anni intensamente e ne paga duramente le conseguenze: il padre viene deportato a Mauthausen e uno dei fratelli, Paolo, viene ucciso a Grossrosen. Nel Sessantotto Pinin scende in piazza accanto agli studenti. Un irresistibile desiderio di condivisione e una grande passione per la vita lo inducono a partecipare, a vivere in prima persona il farsi della Storia.
Sposa in seconde nozze Marilena Rescaldani che illustra alcuni romanzi del marito. I cinque figli nati dai due matrimoni sono i primi destinatari e banco di prova di tutte le sue storie.
Arriva alla letteratura per ragazzi abbastanza tardi, dopo frequenti incursioni nel giornalismo: il suo primo romanzo, Cion Cion Blu, viene pubblicato quando Pinin ha già quarantotto anni. Ma la sua produzione è tra le più copiose: racconti, romanzi, filastrocche, poesie, libri di divulgazione: un patrimonio messo a disposizione dei bambini con la ferma convinzione che scrivere per loro non può e non deve essere un’occasione per propinare insegnamenti moraleggianti.
Scrive e dipinge fino alla fine: la sua ultima opera pubblicata è una mappa che Pinin – il cui volto di bambino sta nelle vetrate del Duomo di Milano - disegna per raccontare la Milano che vorrebbe.
Si spegne a 84 anni, il 31 dicembre 2004.
 


TADEUSZ KANTOR
Far conoscere agli studenti Tadeusz Kantor, artista eclettico e innovatore che assomma in sé le figure del drammaturgo del regista e dello scenografo, attraverso la realizzazione di un documentario teatrale. Il documentario è la formula che, a mio parere, meglio s’adatta alla necessità d’affrontare un artista nella sua integrità, rispettandone forme/formule/informazioni.
Gli studenti parteciperanno in prima persona alla costruzione di elementi scenici, all’organizzazione dello spazio e alla performance, seguendo le direttive, le note di regia e le riflessioni che Kantor stesso ha lasciato nei suoi testi. Avranno così l’occasione di sperimentare un teatro fatto di materiale povero e di riciclo, agito da persone e non da attori, dove la coralità ha un ruolo determinante per l’efficacia della comunicazione e la presenza finale del pubblico è solo una tappa del percorso e non la meta. Ripresa  video di tutte le fasi del laboratorio per lasciare agli studenti un materiale su cui riflettere.

 

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